Lo scorso luglio è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea la Direttiva CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive), nota anche come Supply Chain Act. Questa direttiva rappresenta un cambiamento significativo per le aziende europee, stabilendo nuovi standard di responsabilità sociale e ambientale lungo tutta la filiera produttiva. In vigore dal mese scorso, la CSDDD obbliga le imprese a monitorare gli impatti negativi, reali o potenziali, su diritti umani e ambiente non solo nelle loro operazioni dirette, ma anche in quelle dei loro fornitori e subfornitori.

Le aziende soggette alla direttiva includono quelle dell’UE con più di 100 dipendenti e un fatturato globale superiore a 450 milioni di euro, i franchising che operano in Europa con ricavi superiori a 80 milioni di euro, e le società extra-UE con un fatturato superiore a 450 milioni di euro all’interno del mercato comunitario. Sebbene le piccole e medie imprese (PMI) non siano direttamente coinvolte, subiranno gli effetti delle decisioni prese dai grandi gruppi, dovendo adeguarsi agli standard di sostenibilità imposti dai loro clienti.

La Direttiva CSDDD si inserisce in un quadro normativo più ampio che include anche la Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e gli standard ESRS (European Sustainability Reporting Standards), tutti mirati a integrare i criteri ESG (Environmental, Social, Governance) nelle strategie aziendali. Questo nuovo obbligo di due diligence, che comprende la prevenzione, mitigazione e minimizzazione degli impatti negativi, spinge le imprese a migliorare la trasparenza e la sostenibilità lungo l’intera catena di approvvigionamento. La CSDDD promuove quindi un modello imprenditoriale più etico e responsabile, che contribuisce a creare un ambiente economico più sostenibile e attento ai diritti umani.